La storia

  

Scuola e Territorio

La popolazione scolastica del Distretto di Martano comprende i comuni di: Calimera, Caprarica, Carpignano Salentino, Castrì di Lecce, Castrignano Dei Greci, Corigliano D'Otranto, Martano, Martignano, Melendugno, Soleto, Sternatia, Vernole, Zollino.

 

La città Martano ha circa 9600 abitanti, dista 20 km da Lecce, 10 da Galatina, 12 da Maglie e 16 da Otranto. La sua morfologia, specie nella fascia a ridosso della Serra del Foderà (lungo l’asse Zollino-Martignano-Calimera), ha consentito attività estrattive di tipo industriale.Il suo feudo di circa 2200 ettari è per la gran parte a vocazione olivicola e, sino a pochi anni fa, di fiorente tabacchicoltura. Importanti attività manifatturiere hanno caratterizzato la sua economia, consolidata spesso dal lievito innovativo di artigiani e imprenditori sia nel campo della trasformazione agricola che delle costruzioni e della produzione di manufatti. Il plurisecolare mercato cittadino del martedì (e la Fiera della Candelora a febbraio), l’ubicazione di importanti servizi scolastici e socio-sanitari e la storica rete di collegamenti con innumerevoli comuni contermini fanno della città un dinamico centro a propulsione comprensoriale. Nel secondo Novecento, con un’accelerazione negli anni Ottanta, la città è stata protagonista di un duraturo risveglio economico e culturale, modernizzando il proprio assetto urbanistico-architettonico ed affinando il proprio ruolo in un ambito più vasto. In tal modo la sua funzione territoriale si è potuta tradurre in concreta realizzazione di beni e servizi di qualificata fruizione sociale.Sotto il profilo storico e urbanistico i segni vetusti di specchie e menhir attestano un lontanissimo insediamento antropico, mentre la Terra identifica il cuore medievale del borgo antico, un nucleo originario, quest’ultimo, raccolto in un chorion bizantino via via fortificato e cinto da otto torri difensive – ne sopravvivono due a pianta circolare – e dal castello, protetto da un ampio fossato e trasformato nel Settecento in palazzo e residenza marchesale. Il progetto fu redatto da Francesco Manuli da Corigliano, affermatissimo architetto, mentre il disegno e la realizzazione di alcune facciate prospettiche appartengono alla ‘dinastia’ martanese dei capomastri Margoleo. L’imponente maniero (oggi restaurato e di proprietà Comi, utilmente finalizzato a contenitore culturale) fu edificato dopo l’assedio di Otranto di Ahmet Pascià e rientrava nella strategia militare di Alfonso d’Aragona a salvaguardia della vulnerabile costa salentina esposta agli attacchi dei musulmani. Per la sua monumentalità ed imponenza, ma anche per le famiglie feudali che si sono succedute nella titolarità prediale, il castello configura una cittadella fortificata, tale da costituire uno scudo difensivo e, successivamente, civile ed economico per un territorio assai vasto.Al borgo antico – dal quale si diramano gli assi stradali che innervano i nuclei abitativi dell’ampio centro storico – si accedeva probabilmente da quattro porte, ma notizie più sicure riguardano una Porta Grande o Porteddha e una Porta Piccola, entrambe poste all’inizio e a conclusione dell’attuale via Roma.La fioritura di Martano, a partire dal tardo Cinquecento, propiziò la nascita di edifici sacri e civili di notevole pregio e valore estetico.La Chiesa Parrocchiale dell’Assunta, patrona della Città insieme a San Domenico, festeggiati il 15 agosto, fu ricostruita e ampliata con il concorso di maestranze neretine alla fine del XVI secolo. Il portale d’ingresso, in specie i due leoni stilofori e le loro basi litiche, ne attestano un’origine più antica, probabilmente una chiesa di rito greco. L’interno della Matrice è a croce latina e coro ottagonale. Sobria, essenziale, luminosa ed elegante, è decorata con tele importanti (in particolare una Annunciazione attribuita a Oronzo Tiso), un bel soffitto a riquadri lignei ed un imponente organo ottocentesco. Di intensa suggestione emotiva ed estetica la statua della Vergine Assunta, autentico capolavoro in legno veneziano, in cui cromatismo e dinamismo plastico stimolano viva spiritualità nei devoti.In via Roma troviamo la Cappella del Carmine, eretta ai primi del Settecento e, tra via Calimera e via Catumerèa, la Cappella dell’Immacolata, con la sua splendida facciata decorata con statue litiche e la volta interna affrescata con ‘anomali’ quanto stupefacenti stilemi liberty. Il timpano che chiude il prospetto fu aggiunto dopo il 1860.In contrada Sinobbie (Cenobio), parola evocativa di un’antica laura bizantina, sorge il Monastero di Santa Maria della Consolazione dei monaci cistercensi, rinomati per la confezione di liquori e infusi di erbe, tra cui l’amaro San Bernardo e la goccia imperiale. Opera del tardo Seicento, questo straordinario convento fu già degli Alcantarini ed è dotato, oltre che di una mostra permanente di flora salentina, di una biblioteca ricchissima (decine di migliaia di libri) e di una pinacoteca con pregevoli pezzi di antiquariato. Un luogo dello spirito – la Cappella della Madonna di ‘Llori’ è un gioiello di architettura e decorazione barocca – ma anche di cultura e riflessione scientifica.A poche centinaia di metri, sullo stesso asse viario della Traiana calabra che si proietta verso Otranto, ecco la Madonneddha, un raffinato tempietto del Settecento che con il Chiòfelu (San Totaro) inaugura la rinascita sacra della campagna primaverile dopo la Pasqua.Il Convento seicentesco dei Padri Domenicani, oggi solenne e maestoso Palazzo di città, è invece situato al centro di Martano, allo sbocco di via Trinchese e via Uffici, sulle arterie longitudinali della Zaca e dei Mangàni. Un grande edificio comprendente la seconda parrocchiale, Chiesa del Santissimo Rosario, i cui altari barocchi a colonne tortili, gli arredi pittorici e lignei, le statue in cartapesta manifestano mirabilmente tutta la sapienza tecnica e decorativa dei loro artefici, sia progettisti che mastri-scalpellini ed artigiani locali. Spostandoci verso sud incontriamo la bella Cappella di Santa Lucia, nell’omonimo borgo, e lo Spirito Santo, di fronte alla Giudeca (l’antico ghetto ebreo). Riscendendo lungo via Moschettini e, ancora più giù, lungo la Catumerea (parte bassa), stupiti da una lunghissima teoria di ‘case a corte’, incrociamo il complesso tardo-ottocentesco dell’Istituto Maria Santissima Immacolata delle suore vincenziane, luogo di operosità religiosa ed educativa.Superstite della civiltà bizantina, sopra un pianoro roccioso e ventoso ad un miglio dalla città, resiste la Chiesa di San Lorenzo, cuore suggestivo del parco archeologico degli Apigliani e della Serra del Foderà.Sulla stessa area, alla confluenza tra Zollino, Martignano e Calimera, vigila la Specchia dei Mori (Secla tu Demonìu), sotto la quale la leggenda vuole che sia nascosto un tesoro costituito da una chioccia e dodici pulcini d’oro (’na fioccula cu lli puddhicini), gelosamente custodito dal diavolo.La specchia – speculum, luogo di avvistamento – fu probabilmente una torre e non un megalite preistorico, posta sull’altura che si protende oltre l’Adriatico sino ai Monti Acrocerauni dell’Albania nelle giornate limpide. Un altro monolite è la Colonna del Teofilo, un menhir antichissimo, alto 4,70 m, il più alto di Puglia.Come tanti paesi salentini, Martano è ricca di trappeti ipogei, sul cui lavoro di molitura ha riflettuto ad alto livello scientifico il nativo Cosimo Moschettini, un grande illuminista di fine Settecento, precursore dell’innovazione tecnica e qualitativa dell’olio d’oliva, rettore dell’Università ecclesiastica di Castro e fondatore della Camera di Commercio di Lecce.I più importanti palazzi gentilizi della città hanno il loro trappeto, ma nel largo della Candelora (una volta Largo Trappeti) se ne contano molti, grazie alla comodità di sfruttare le cavità naturali della falda carsica in questa fondamentale attività produttiva.Accanto agli edifici sacri lo sviluppo urbanistico post-seicentesco squaderna un gran numero di residenze gentilizie. Splendidi i palazzi Andrichi-Moschettini, Pino, Micali-Gabrieli, Scarpa, Corina, Gaetani, Comi, Stampacchia-Sergio, Monosi, Grassi, Della Tommasa, Antonaci, Carrozzini, Corciulo, Prete, Indricci, Monosi, Marcucci, Coluccia. Questi, di raffinata e pregevole fattura, attorniano il coerente ed organico borgo ed intessono nell’arco di circa tre secoli (XVI-XX) le ariose diramazioni entro cui si articola l’intero abitato caratterizzato come centro storico.In dinamica e felice connessione con esso (e sua essenziale, non certo ‘minore’ anima costitutiva) c’è la estesissima rete delle case a corte, autentica carta di identità della civiltà contadina, espressione di una comunità industriosa, la quale ha saputo esprimere una classe dirigente educata alla cultura del dialogo e del confronto con le comuni esigenze delle popolazioni consimili. La StoriaLe origini di Martano, come per altri centri del Salento e della Grecìa Salentina, non sono certe e si dipanano tra storia e leggenda. Il Tasselli attribuisce la nascita della città agli antenati di Minosse, congiunti agli Ateniesi di Japigia, ma in generale si ritiene che Martano sia stata fondata dal centurione romano Martius, al quale sarebbero state concesse le terre del luogo come premio per le vittorie da lui ottenute nel III secolo a.C. contro le popolazioni indigene. È interessante, d’altra parte, notare che la vicina Martignano presenta un’etimologia analoga e che, sotto il profilo glottologico, l’indagine lessicale del toponimo – Martano, Martina, Marta, Massa Martana, ecc. – ci porterebbe ben oltre i confini di facili ricostruzioni ‘mitologiche’.L’emblema civico del paese, opera, secondo il Pisanò, di un umanista del Cinquecento, rappresenta un cavaliere che doma un cavallo ribelle ed è accompagnato dall’epigrafe latina: “VIRUM IN SILICES VERTIT MARTIUS PEGASEUS AEGIDE” (Marzio Pegaseo trasforma con lo scudo di Zeus, l’egida, l’uomo in pietra).Nel 476, dopo la caduta dell’impero romano d’occidente, Martano e il Salento passarono sotto il dominio bizantino e per oltre cinque secoli l’influenza greca plasmò usi, costumi e stili di pensiero delle nostre popolazioni. Va sottolineato, secondo l’affascinante tesi di Salvatore Sicuro, che la lunga e stabile presenza greco-bizantina, già di per sé fortemente incidente poiché veicolo della grande civiltà classica, si innestava su un antichissimo sostrato etno-storico e linguistico che aveva contaminato il Salento sin dal secondo millennio a.C. ed aveva preceduto la colonizzazione della Megale Hellas (Magna Grecia) del VII-VI secolo lungo le coste italiche meridionali. Può essere dovuta anche a ciò la straordinaria e, per certi aspetti, miracolosa sopravvivenza dell’attuale enclave ellenofona salentina, proprio in quanto radicamento plurimillenario di un grande giacimento antropico, nel cui ambito interagiscono e si formano culture e tradizioni diverse.Martano è il paese più popoloso della Grecìa Salentina, in un certo senso la sua «piccola capitale», come la definì il grande glottologo Oronzo Parlangeli, rimarcandone la ricchezza di produzione laografica e letteraria e la solidità della tradizione linguistica. Il griko – conosciuto e parlato dagli ellenofoni di Martano, Calimera, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Martignano, Sternatia e Zollino e quasi scomparso a Melpignano e Soleto – è oggi l’idioma delle persone ultracinquantenni, specie di origine contadina e, più recentemente, di recupero espressivo colto di giovani parlanti in età scolare.Grandi ed encomiabili sforzi di tutela di questa alloglossìa (lingua altra) e del suo inestimabile lascito sono stati attivati negli ultimi decenni da associazioni ed istituzioni proprio al fine di rivendicare il profilo squisitamente democratico e popolare del dettato costituzionale, volto alla difesa e salvaguardia delle Minoranze Linguistiche Storiche.La legge 482 del 1999, che quest’anno celebra il suo primo decennale, è un segno e uno strumento importante di trasmissione alle nuove generazioni dei valori di civiltà delle identità plurali, indispensabili per far progredire ogni comunità ed arricchire il dialogo interculturale. L'economiaAlla data del 31/12/2008 a Martano c’era un totale di  898 imprese registrate e 829 imprese attive (fonte CCIAA LECCE-Compendio economico statistico edizione 2009), così suddivise: 

SETTORE DI ATTIVITA' NUMERO IMPRESE ATTIVE
Agricoltura, caccia e silvicoltura           238
Estrazione di minerali    2
Attivita' manifatturiere   68
Costruzioni       132
Comm.ingr.e dett.-rip.beni pers.e per la casa 259
Alberghi e ristoranti      36
Trasporti, magazzinaggio e comunicaz.             9
Intermediaz.monetaria e finanziaria       12
Attiv.immob., noleggio, informat., ricerca         37
Istruzione         1
Sanità ed altri servizi sociali 4
Altri servizi pubblici,sociali e personali 47
Imprese non classificate           53
TOTALE 898

Al primo posto troviamo il settore del commercio, con 259 imprese (29%), seguito dall’agricoltura con 238 imprese (27%). Le costruzioni con 132 imprese sono al terzo posto (15%),  le attività manifatturiere, con 68 imprese, rappresentano  l'8%; il settore alberghi e ristoranti, con 36 imprese, rappresenta il 4,00 %.   

Pubblicato il 25-05-2017