La Grecìa Salentina

Fra il secolo VIII ed il secolo XI d.C., il Salento centro-meridionale fu profondamente ellenizzato, per una serie di eventi che contribuirono efficacemente alla nascita di un'isola etnico-linguistica chiamata comunemente Grecìa Salentina. Nel 727, l'imperatore bizantino Leone III ordinò che in tutte le province dell'Impero d'Oriente fossero rimosse e distrutte le immagini sacre, o icone. Per sottrarsi ai massacri ordinati da Leone III e dai suoi successori, migliaia di monaci abbandonarono le province orientali dell'Impero e si trasferirono nelle regioni meridionali dell'Italia, tra cui il Salento, dove fondarono innumerevoli conventi basiliani, che diventarono, nello stesso tempo, fiorenti centri di cultura greca, promotori di una rinascita sociale ed economica. Infatti, i monaci non si dedicarono solo alla preghiera e all'ascesi, ma anche al lavoro dei campi e alla produzione del vino e dell'olio.

A questa prima immigrazione, seguirono ben presto altre più massicce e durature da tutte le regioni periferiche dell'Impero Bizantino, sia per motivi militari, sia per sfuggire alle incursioni arabe (cui erano particolarmente esposte Creta, Cipro, le isole dell'Egeo, ecc.), sia per coltivare terre rimaste in abbandono per secoli. Per effetto di questa e di altre immigrazioni, sorsero nella fascia mediana del Salento, fra Otranto e Gallipoli, una quarantina di villaggi, costituiti in buona parte da abitanti di origine greca, che parlavano in greco, praticavano la religione greco-ortodossa ed avevano usi e costumi greci.

Nei primi decenni del secolo XI, cominciarono le scorrerie di nuovi invasori provenienti dal nord dell'Europa: i Normanni, che nel giro di pochi decenni misero fine al dominio bizantino, creando in Italia Meridionale uno stato unitario e introducendo il feudalesimo, che si conserverà intatto fino agli inizi del sec. XIX. Questi, pur lasciando vivere in pace la popolazione greca del Salento, favorirono il clero cattolico ai danni di quello ortodosso. Ai Normanni successero le dominazioni sveva, angioina, aragonese e spagnola, tutte strettamente legate alla Chiesa cattolica, che così poté riguadagnare le posizioni perdute nel corso dei secoli IX-XI. Non ci furono mai veri e propri conflitti religiosi, ma già nel secolo XV il monacato orientale era scomparso ovunque, sostituito da quello francescano, domenicano, ecc.

Intanto, il Sultano Maometto II, dopo aver conquistato Costantinopoli (1453) e sottomesso tutta la Penisola Balcanica, decideva di passare all'offensiva in Italia e nel 1480 sbarcava sulla costa orientale del Salento. Otranto, considerata da secoli il porto naturale della Grecìa Salentina, fu distrutta e orrendamente saccheggiata, mentre i villaggi vicini venivano sistematicamente devastati. Per fortuna della Cristianità occidentale, il terribile sultano morì nel 1481, ma le scorrerie dei turchi continuarono ininterrottamente fino al secolo XVIII.

In seguito al Concilio di Trento, anche il clero secolare greco fu sostituito da quello cattolico. Naturalmente le funzioni religiose, le preghiere e tutta la liturgia furono impartite in latino e le comunità greche furono costrette a pregare in una lingua che non conoscevano: il latino. Così, tutti i paesi che gravitavano sul mare Jonio abbandonavano la lingua greca, passavano al dialetto romanzo e la Grecìa si riduceva a un'isola linguistica situata nella parte centro-orientale della Penisola Salentina, comprendente ventiquattro villaggi. Nei secoli XVII e XVIII, l'area dei parlanti in griko si ridusse a tredici paesi.

Oggi la percentuale dei parlanti griko è bassa; parlano in griko gli anziani prevalentemente in ambito domestico. Tuttavia negli ultimi anni si è registrata una consapevolezza maggiore, anche in termini di ritorni economici, da parte degli abitanti della Grecìa Salentina per le proprie origini, la propria storia, le tradizioni e, naturalmente, la lingua, che viene proposta soprattutto attraverso i canti popolari ed anche, su iniziativa di associazioni culturali, scuole ed amministrazioni comunali, attraverso dei corsi. Per quanto riguarda la ricerca storica, oggi essa percorre strade un tempo non abbastanza indagate, quali l'architettura, la gastronomia, la musica (la Pizzica), che forniscono elementi di conoscenza integrativi della ricerca filologica e storica propriamente detta. Un cenno doveroso, a tale proposito, merita l'evento della Notte della Taranta, un grande concerto di notevole richiamo mediatico e di pubblico che si tiene in Agosto a Melpignano e che ora è diventato un evento itinerante non solo negli altri centri della Greca Salentina, tra cui Martano, ma in Italia e nel mondo, contribuendo sia a veicolare l'immagine del Salento che allo sviluppo turistico dell'area.

Pubblicato il 26-05-2017